Jamie Fessenden I resti di Billy

25552489 Kevin Derocher ha trentadue anni quando entra nell’ufficio di Tom Langois.
Sposato da poco, un bambino in arrivo, e il colletto della camicia di flanella rossa sollevato in modo da coprire il livido attorno alla gola, provocato dal suo tentativo di suicidio.
Dopo un consulto iniziale, il terapista è convinto che non lo vedrà mai più, ma Kevin si presenta casualmente tre anni più tardi per eseguire delle riparazioni proprio nella nuova casa di Tom.
Kevin e Tom diventano subito amici, e Tom inizia a sospettare che Kevin possa essere interessato a qualcosa di più di una semplice amicizia.
Tuttavia, Kevin sembra ossessionato da qualcosa accaduto durante la sua infanzia, qualcosa di terribile che ha dovuto chiudere fuori dalla mente. Quei ricordi soppressi gli impediscono di avvicinarsi a qualcuno senza andare nel panico o perdere il controllo, a volte violentemente.
Ma quando il suo passato comincia a riaffiorare, diventa evidente che lui possa essere la chiave di un mistero vecchio di venticinque anni: cosa è successo a Billy?

E’ una storia dal fortissimo impatto emotivo, è una storia assolutamente crudele (come solo le storie di abusi sessuali sanno essere, e se si riflette sul fatto che sono anche storie che succedono davvero il senso di nausea è assicurato.)
Nello stesso tempo sa essere una storia molto dolce per la fragilità e l’umanità dei protagonisti.
La storia ha un arco narrativo lento in modo perfetto, nel senso che abbiamo il tempo di assorbire e “masticare” ogni particolare, è un lento che non da fastidio al contrario se ne ha bisogno.
Tom, che ci narra la storia, mi ha conquistata con i suoi modi da “mamma chioccia” nei confronti di Kevin, con la sua voglia di aiutarlo – e di “aggiustarlo” , per questo ci dice ha scelto la professione di terapista ma … non nega di volerlo aggiustare anche per un fine più egoista – , mi ha conquistata con i suoi momenti di fragilità, con la sua voglia di amare ed essere amato.
Kevin mi ha coinvolto sin da subito con i suoi modi sciolti eppure chiusi, lui ha questo modo disinvolto di fare/di dire e non dire per sviare/per distogliere l’attenzione dal nocciolo!
Kevin è perseguitato dai ricordi che non riesce ad accettare perchè TROPPO dolorosi, e quindi scappa! Scappa da se stesso, ad un certo punto scappa da Tom, scappa dalla vita… Finchè, dopo tanti piccoli passi, coraggiosamente sceglie di premere il play …
E noi ci ritroviamo a vivere con lui momento per momento tutto quanto. Ho pianto tutto il tempo, e quasi mi è mancato il respiro – per il dolore emotivo e la malvagità di quello che è stato costretto a vivere –
BRAVISSIMO l’autore nel farti entrare totalmente in empatia con Kevin e il suo dolore, e dentro la sua testa al punto che hai la sensazione di vedere tutto con i suoi occhi, di essere presente fisicamente.
Nonostante la crudezza è anche una storia che parla di speranza e guarigione, di “ricominciare”, di momenti di dolcezza.
Nel mio taccuino sono due le scene che annoto da ricordare quando ripenserò a questo libro:
il “mi dispiace per …” (e non posso dirvi altro per non spoilerare)
E l’altra è la visita alla tomba del padre di Kevin.
Una menzione particolare la devo alla terapista Sue, collega e migliore amica di Tom, ed alla madre di Kevin (che donna “bruttissima”)
Secondo il gioco ideato da @anncleire http://pleaseanotherbook.tumblr.com/ il particolare da non dimenticare: il capanno!

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